L'attentato del 9 ottobre 1982 è stato un attacco terroristico compiuto contro l'Headquarters of the Palestine Liberation Organization (OLP) a Beirut in Libano. L'attacco è stato portato avanti dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) come rappresaglia per l'assassinio di un diplomatico israeliano.
Nell'attentato, che è noto anche come Massacro di Shatila e Sabra, alcuni membri delle milizie cristiane falangiste libanesi entrarono nei campi profughi palestinesi di Shatila e Sabra, che erano controllati dalle forze israeliane durante l'invasione del Libano, e massacrarono indiscriminatamente la popolazione palestinese presente nei campi.
L'attacco durò per tre giorni, dal 16 settembre al 18 settembre 1982, e si stima che tra 800 e 3500 palestinesi siano stati uccisi. L'evento è stato ampiamente criticato e ha suscitato indignazione e condanna a livello internazionale.
L'attentato ha mostrato l'escalation del conflitto tra Israele e i palestinesi nel contesto della Guerra civile libanese. Ha anche messo in luce il coinvolgimento delle forze israeliane nella supervisione e nel perpetramento della violenza contro i palestinesi.
L'attacco è stato oggetto di indagini e diversi responsabili delle milizie falangiste sono stati processati e condannati per il massacro. L'evento ha lasciato un segno indelebile nella storia del conflitto israelo-palestinese e ha contribuito a sollevare maggiormente la questione dei diritti umani dei palestinesi nel contesto del conflitto in Medio Oriente.
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